Ciao
Se ti scrivo è perché penso che anche tu, come me e come la maggior parte delle persone, abiti in un condominio.
Il condominio. Quell’entità astratta, quel ricettacolo di costi, problemi, disservizi, lungaggini burocratiche, litigi, incomprensioni e riunioni infinite. Abominio dovevano chiamarlo, non condominio.
Sono certo che nella tua vita ti sarai trovato almeno una volta nella posizione di dire “Oddio stasera c’è la riunione con i condomini”, per poi cercare ogni alibi possibile e immaginabile per evitarla. Ma alla fine ci vai, perché devi andarci, perché è giusto, perché tua moglie / tuo marito ti ha praticamente spinto fuori dalla porta per andare, perché si parla di cose importanti o almeno pensi questo fino a quando non torni a casa, sconsolato, confuso e di pessimo umore, rendendoti conto che anche stavolta non si è concluso nulla.
Ed è solo la migliore delle ipotesi.
Abiti in un condominio amico mio, è normale amministrazione. E se non ci abiti tu sono certo che avrai esperienze indirette di qualche tuo parente o amico a riguardo.
Voglio raccontarti la mia, di esperienza personale. Alla fine della storia sarai tu a dirmi quanti punti di contatto avrai riscontrato con la tua, e sono certo saranno moltissimi.
La prima volta che mi sono affacciato alle problematiche tipiche di una palazzina condominiale avevo trent’anni.
Andavo a vivere per conto mio con la mia compagna. Puoi immaginare il mio entusiasmo per la vita nuova che stavo per affrontare, piena di esperienze, gioie e momenti importanti che solo la vita adulta e indipendente sa regalarti.
Mi trasferii in Novembre, era una bellissima giornata di sole. Avevo trovato un’ottima occasione in un palazzo storico a ridosso del centro di Roma, anche se “palazzo” è una definizione riduttiva, si tratta infatti di un complesso di edifici (cinque), alcuni dei quali con doppia scala.
Una specie di mini-Bombay, mancavano solo i mercatini tipici nel portico.
Ma non importava, ero felice nell’approcciare a questa nuova fase della mia esistenza e i dettagli erano del tutto trascurabili.
Varcai la soglia del grande portone con un sorriso idiota, dando un fiero buongiorno a chiunque incontrassi. Sono certo che abbiano pensato avessi qualche rotella fuori posto.
Avevo già fatto avanti e indietro più volte, sai, tra il sopralluogo, le pulizie, il trasporto dei mobili etc. Quella volta tuttavia fu la prima in cui entrai nel palazzo da “perfetto condomino”, una sorta di veterano dell’abitare. Una figura degna di essere ignorata in toto, ma che nella mia testa aveva un ché di nobile e virtuoso.
Passeggiando nell’androne del palazzo, insomma, mi guardai intorno. Cassette della posta, volantini pubblicitari dei supermercati più convenienti della zona, comunicazioni del condominio, dei bei vasi di fior…
Comunicazioni del condominio.
Musica per le mie orecchie.
Con fare finto-annoiato del burocrate navigato mi avvicinai alla bacheca per controllare le ultime news del mio palazzo. In fondo era tempo di prendere contatto con aspetti della vita quotidiana che fino al giorno prima erano stati totale appannaggio dei miei genitori.
Dio solo sa quanto avrei rimpianto quei giorni di inconsapevole ingenuità.
Il foglio in bella vista sulla bacheca, contrariamente a quanto pensavo, non conteneva comunicazioni o informative di nessun tipo, bensì una domanda. Cito testualmente:
“I Signori condomini sono pregati di valutare la proposta di Tizio (quarto piano scala B) e Sempronio (secondo piano scala A) circa l’accensione dei riscaldamenti alle ore 6:00 anziché le 8:00, e sostituire il consueto orario pomeridiano posticipando l’accensione di un’ora”
“Che condominio democratico” pensai tra me e me. Evidentemente le dicerie sulle famose liti tra inquilini, le beghe giudiziarie che durano anni e i dissapori con gli amministratori dovevano essere solo esagerazioni. Il mio palazzo ne era l’esempio. Un collettivo democratico di famiglie che valutano serenamente una proposta per migliorare il comfort delle abitazioni.
Mentre riflettevo su quanto nobili e lungimiranti fossero gli intenti dei miei vicini di casa, notai qualcosa a cui inizialmente non avevo fatto caso.
Qualcuno prima di me, leggendo il comunicato, aveva pensato bene di tracciare a penna una linea sotto alle righe stampate, invitando i condomini a siglarsi da una parte o dall’altra in base al parere favorevole o contrario rispetto all’accensione in orari diversi del riscaldamento.
Non ero sicuro fosse una buona idea, probabilmente sarebbe stato meglio attendere la riunione di condominio per parlarne, ma evidentemente i miei vicini erano ansiosi di risolvere la questione. Dovevano essere persone davvero intelligenti.
Non lo erano.
In poche righe l’iniziativa della lista “a penna” era rapidamente degenerata. Alcuni condomini, leggendo gli schieramenti, si erano evidentemente risentiti della presenza di alcune firme per una fazione o per l’altra.
Dichiarare la propria preferenza non era più sufficiente. Fu l’inizio dei commenti a penna.
“Cambiare orari dei riscaldamenti? Ma scherziamo? Perché mai devo morire di freddo il pomeriggio?” Rossi.
“Fa presto a parlare lei, Sig.ra Rossi. Vive da sola e alle nove è già a letto. Io torno da lavoro alle otto di sera e resto al freddo finché non vado a dormire”. De Lellis.
“Fermi fermi fermi. Proprio lei parla Sig. De Lellis? Considerato il rumore che sentiamo fino all’una di notte, converrebbe a tutti che andasse a dormire alla stessa ora della SIg.ra Rossi”. Lo Bianco.
Per fartela breve, una semplice comunicazione da valutare e di cui parlare in sede di riunione, era diventata una tabella in cui segnare i buoni e i cattivi, che a sua volta era diventata un forum di discussione in cui qualunque condomino poteva riversare proteste più o meno attinenti al tema e sfociare liberamente in attacchi personali.
Un ring di pugilato su carta, insomma.
Cominciai a pensare che il mondo della vita condominiale non era esattamente il giardino dell’Eden che avevo immaginato. Non era affatto un viatico benevolente e onesto che mi avrebbe accompagnato verso i primi nodi della vita indipendente.
Somigliava più a un girone dantesco in cui una fuliggine di leggi, cavilli e postille si intrecciavano in un marasma di rancori personali, il tutto sullo sfondo di spese – spessissimo – inutili e dibattiti senza la minima possibilità di arrivare a soluzioni tangibili.
E avevo visto soltanto la punta dell’iceberg,
Due settimane dopo partecipai alla mia prima, vera e indimenticabile (purtroppo) riunione condominiale.
Nonostante l’esperienza della bacheca, conservavo in me ancora un barlume di speranza che fossi incappato in un semplice incidente di percorso.
“Magari l’argomento ha fatto scaldare un po’ gli animi, sarà un caso isolato, sono certo che durante la riunione tutto si risolverà.”
Non mi ero mai sbagliato così tanto.
Scoprii che la bagarre sulla bacheca condominiale non solo non era un caso isolato, ma rappresentava a tutti gli effetti l’appendice di una guerra senza quartiere che proseguiva da anni, riunione dopo riunione, protesta dopo protesta, delibera dopo delibera.
Nulla di fatto dopo nulla di fatto.
Dopo un’ora e mezza di pura discussione su questi benedetti orari di accensione dei riscaldamenti (risoltasi con un “lasciamo tutto com’era”, impossibilitati a giungere a qualsiasi diversa conclusione) venne il momento di affrontare il secondo punto all’ordine del giorno: la costruzione dell’ascensore per la scala A.
A me sembrò un argomento interessante, anche perché era proprio la mia scala. Quello che non sapevo è che la diatriba sull’ascensore della scala A durava da anni, ed aveva raggiunto punte di scontro talmente aspre che in confronto Israele e Palestina erano due bambini che litigavano per chi doveva salire prima sullo scivolo.
Un terzo dei condomini non voleva l’ascensore, qualcuno millantava una non meglio specificata illegittimità nel costruirla per via di normative e bla bla bla, agibilità e bla bla bla, mio fratello fa l’avvocato mi ha detto che non si può fare e bla bla bla.
Tutti annuivano ma nessuno sapeva assolutamente nulla sulla normativa in tema.
Un’altra frangia, di cosiddetti “Oppositori”, si diceva favorevole alla costruzione, purché se ne facessero carico soltanto gli inquilini della scala A.
Apriti cielo.
Quelli che non volevano l’ascensore non intendevano pagare. Quelli che la volevano cercavano il modo in cui avrebbero impedito, a lavori fatti, ai non paganti di usufruirne.
Nel mezzo, un drappello di “pacifisti” che, quasi teneramente, proponevano di suddividere la spesa fra tutti gli inquilini di tutte le palazzine, facendo sì che la cosa incidesse pochissimo su tutti, per il bene di tutto il comprensorio.
A me non sembrò un’idea così malvagia.
Non vennero nemmeno considerati. Qualcuno rise bypassandoli completamente.
Non voglio dilungarmi troppo, ti basti sapere che l’ascensore era solo il punto due. In seguito emerse la problematica della SIg.ra Malli che aveva un cane nonostante – sembra – fosse stato concordato un divieto per gli animali domestici, la cantina del Signor Pirozzi che emanava strani fumi che nessuno sapeva spiegare (nemmeno il signor Pirozzi, che però secondo me la sapeva lunga e taceva di proposito), la ristrutturazione di quell’anziano signore del quinto piano, così simpatico, che dal proprio appartamento voleva ricavarne due per ospitare suo figlio e la compagna, appena sposati. E molte, moltissime problematiche che a stento riesco a ricordare.
Uscii dalla riunione dopo quasi tre ore, sfinito.
MI rimbalzavano in testa urla, proteste, litigi e una serie infinita di normative sciorinate alla bell’e meglio da sedicenti esperti (o parenti di “esperti”).
La sensazione è che nessuno sapeva bene quello che diceva, ma in assenza di regole ben definite a far da padrone era la volontà di far prevalere le proprie esigenze sull’altro. Sempre e comunque.
Pensai che sarebbe stato magnifico avere a disposizione un vademecum, un documento, un QUALCOSA che mi permettesse di conoscere con chiarezza il mondo normativo che gravita intorno ai condomini.
Avrei pagato ORO per sapere con CERTEZZA quali spese sono tenuto ad affrontare, quali è opportuno contestare e perché. Senza contare che sarebbe stato UN SOGNO disporre di un consulente esperto nel settore che potesse chiarirmi le idee sui nodi inestricabili delle problematiche tipiche che emergono quando si vive in un palazzo insieme a molte persone.
Uno “sbroglia condominio”, ecco cosa serviva. Ed ecco perché quando ho conosciuto XXXXXXXX XXX ho creduto di sognare.
Avevo letto distrattamente un volantino con su scritta una frase divertente “CONDOMINI DA INCUBO – 10 CONSIGLI PER NON FARE LA FIGURA DEL CRETINO ALLA PROSSIMA RIUNIONE DI CONDOMINIO”
La pubblicità rimandava a un link su internet attraverso cui, in pochi semplici passaggi, avrei potuto avere a casa mia una serie di guide complete per risolvere QUALSIASI problema condominiale, senza dover spendere migliaia di euro in avvocati, consulenti, periti e quant’altro.
Era come se Babbo Natale si fosse trasferito a casa mia per tutto l’anno.
Con XXXXXXXX XXXX mettere fine alle diatribe con amministratore e vicini di casa è semplicissimo: un servizio di consulenza online – video tutorial etc etc che sono in grado di etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc