Caro collega condomino,
se anche tu come me porti la croce e la delizia del vivere all’interno di un condominio, sono certo che avrai fiumi di storie da raccontare.
Non parlo delle pruriginose abitudini della signora del terzo piano, suvvia, un po’ di rispetto per la privacy! Parlo piuttosto di tutta quella serie di problematiche per le quali a “condominiali” è stata coniata appositamente la parola da abbinare: “beghe”.
Come dici? Non pensi di avere molta esperienza di queste cose?
Amico mio, se pensi questo vuol dire che il danno è più grave di quanto pensassi: ti sei abituato a vivere in un girone infernale. Sei assuefatto. Da un momento ben preciso in poi hai cominciato a ritenere “normali” determinate consuetudini che di normale non hanno nulla.
- Magari hai cominciato a non batter ciglio durante l’approvazione di bilancio annuale.
- Forse hai evitato di considerare “strano” che la manutenzione dei contabilizzatori per termosifoni costasse più dell’installazione.
- Oppure è possibile che tu abbia maturato una sorta di anestesia perpetua ogni qual volta l’amministratore di condominio propone una non meglio specificata impresa (sempre la stessa) per occuparsi dei lavori straordinari alla palazzina.
In ogni caso, posso accettare tutto, ma non dirmi (perché non ci credo) che ti sei abituato al vicino molesto.
Ti chiederai chi (o meglio, COSA) sia il vicino molesto, magari stai facendo copia-incolla per effettuare una ricerca su Google. Fermati ti prego, sarà sufficiente che tu segua le prossime righe e ti rivelerò quello che già sai ma che – per conservare un minimo di armonia Zen – hai finto di dimenticare.
Nel vocabolario italiano-condominio/condominio-italiano, alla voce “VICINO MOLESTO”, si legge: inquilino di appartamento adiacente al nostro, la cui professione ufficiale consiste nel disturbare in modo seriale la nostra tranquillità. L’occupazione preferita del vicino molesto è turbare il quieto vivere che faticosamente cerchiamo di avere in quelle tre ore che dividono il rientro da lavoro dall’andare a dormire. E per farlo, il vicino molesto utilizza tutti i mezzi a sua disposizione: animali selvatici spacciati per domestici, infiltrazioni d’acqua rigorosamente il venerdì sera (che poi non trovi l’idraulico fino al lunedi), musica a tutto volume ESCLUSIVAMENTE negli orari non consentiti e litigi con la propria consorte, ovviamente solo nel cuore della notte.
E riguardo alla questione “consorte” e “cuore della notte” ho evitato di inserire altri possibili rumori molesti. Non voglio rimestare nella tua sensibilità.
Ecco, quando parlo di vicino molesto mi riferisco esattamente a questo: il vicino che se ne frega (e sembra goderne) dei tuoi diritti condominiali, del buon senso e dell’educazione. Questo personaggio mitologico metà uomo e metà flagello riesce talvolta a recare danni psicologici non indifferenti, soprattutto a gente come noi, che non ama fare questioni per un nonnulla, e che vorrebbe solamente che le persone restituissero il rispetto che viene loro puntualmente riconosciuto.
Ma si sa, quando uno è ortolano..
Per chiarirti meglio il quadro della situazione voglio raccontarti un episodio che mi riguarda.
Lo troverai drammatico.
E sbaglierai.
Drammatico è invece il fatto che scenari simili si ripetono costantemente, con una serialità che nemmeno Jack lo Squartatore.
Qualche anno fa, diciamo nel 5 A.c. (Avanti CondominidaIncubo) al piano di sopra si era trasferita un’allegra e giovane coppia.
Personalmente avevo accolto con entusiasmo la cosa: avevano entrambi poco meno di quarant’anni, ben vestiti, trasloco essenziale svolto in un pomeriggio (lui, Mario, aveva anche provveduto ad avvisarmi che ci sarebbe stato un po’ di trambusto nelle ore successive, per via della collocazione dei mobili. Gesto che ho apprezzato molto), molto cordiali entrambi.
Inoltre avevo notato che possedevano una station wagon, l’ho notata durante un loro sopralluogo qualche giorno prima. Non avevano figli, ma probabilmente desideravano averne.
Buon segno, famiglia stabile e in crescita, altro che quelle coppie di scalmanati che certe volte imperversano nei condomini, condannando a perpetua insonnia tutto il vicinato!
Anche stavolta avevo commesso un errore di valutazione paragonabile a…
No, sul serio. Non esiste una metafora adatta.
Tornando a noi, la coppia di new entry del condominio inizialmente avevano lasciato supporre solo il meglio che la crème del vicinato potesse proporre. Lei, Luisa, aveva iniziato a legare con mia moglie. Le avevo sorprese più di una volta a chiacchierare nell’androne delle scale, mentre tornavo da lavoro.
Ero piuttosto felice, in fondo è così raro avere a che fare con vicini cordiali ed educati, nella maggior parte dei casi l’epoca moderna ci restituisce rapporti freddi e distaccati, che per lo più si limitano al “buongiorno/buonasera” in quei venti secondi di ascensore. Personalmente amo invece l’approccio più confidenziale, personale, non dico intimo ma sicuramente EMPATICO.
Ed è questo il momento in cui mi vedo costretto ad elencarti tutti i punti su cui sbagliavo.
Cominciamo dall’indizio station wagon: non era un segnale del desiderio di prole futura. La station wagon era per via dei cani.
TRE, cani. Un gruppetto di simpaticissimi pincher con l’hobby della nevrosi. Loro, e altrui. Ma ci torneremo in seguito.
Indizio numero due: la discrezione nella sistemazione del mobilio. In realtà era una sorta di depistaggio. I cari vicini inizialmente avevano sì disposto i mobili in modo veloce e piuttosto silenzioso, quello che non avevo percepito è che si trattasse di una collocazione provvisoria. Probabilmente li avevano accatastati in un’unica stanza, con l’idea di sistemarli con calma. Molta calma.
I successivi due mesi furono un inferno in terra. Le mura divisorie dei piani, seppur non così sottili, avevano tradotto perfettamente ogni minimo spostamento di credenza, aggiustamento di vetrinetta, rotazione del letto e installazione del mobile-tv.
Non solo, i cari vicini non brillavano per idee chiare: in poche settimane avevano cambiato schema d’arredamento così tante volte che ormai ero in grado di riconoscere un cambiamento dal solo rumore.
“Draaaan” “Scroooooooshhh”, “Tum, tum tum”
“Toh, i vicini hanno messo il mobile a specchio vicino alla finestra. Ottima scelta, almeno prende la luce.”
Siamo a questi livelli, per farti capire.
Mia moglie tentò per tutto il tempo di mantenere bassi i miei livelli di stress, invitandomi alla calma e alla riflessione tutte le volte in cui pensai di prendere le scale veloce come il vento, e cantarne quattro ai nostri vicini con l’hobby dell’arredamento d’interni estremo.
A lei devo la mia fedina penale ancora pulita.
Nonostante questo, Mario e Luisa manifestavano gentilezza e gratitudine e” tante scuse” e “venite a cena da noi qualche volta” e “che bel vestito hai oggi” e “gradisci un po’ di ciambellone” ad ogni occasione possibile.
Questo rendeva il nostro disappunto totalmente inefficace. Era disarmante, ed anche un po’ frustrante, avere a che fare con due campioni di stressing condominiale che però neutralizzavano ogni possibile attacco a colpi di ciambellone.
Buonissimo, tra l’altro. Quella Luisa aveva le mani d’oro per i dolci.
Ti starai chiedendo: “Vabè, dai. Due mesi un po’ così si possono perdonare, hanno esagerato con la faccenda dei mobili ma poi è finita lì, non starci più a pensare.”
Magari fosse così amico mio, magari.
L’arredamento rumoroso era solo la punta dell’iceberg, il suono di tromba che preannuncia la carica brandendo spade, lance e baionette.
Nel successivo anno di convivenza condominiale Mario e Luisa sono stati in grado di generare qualsiasi fastidio il repertorio del disturbo prevedesse.
Vuoi un esempio? I cani.
Io amo i cani, credimi. Se potessi vivrei in montagna come Heidi, circondato da ogni razza a quattro zampe che Dio ha concepito. Ma vivo a Roma, in una zona centralissima, in un condominio popolatissimo, adeguandomi a norme precisissime.
A tal proposito, il nostro comprensorio, a mezzo circolare espressamente emanata in una riunione condominiale di qualche anno fa, decreta che sono ammessi solo animali di piccola taglia, in misura e numero tollerabile al fine di non incidere sul quieto vivere, soprattutto in relazione all’armonia e agli equilibri degli altri condomini.
Ecco, io una delibera così criptica non l’avrei mai concepita. Non so nemmeno cosa davvero voglia dire, e non credo abbia una valenza legale vista l’apertura a mille interpretazioni. Non c’è da stupirsi infatti che avere a che fare con regolamenti del genere significa mostrare il fianco a facili “variazioni sul tema”. In fondo nessuno ha davvero voglia di essere fiscale, soprattutto chi contravviene alle regole.
In questo vuoto legislativo Mario e Luisa introducevano dunque quelli che sembravano tre dolcissimi cucciolotti ma che, ai fatti, si rivelavano bestie assetate di sangue. E per la precisione adoravano che a sanguinare fossero le tue orecchie, che tuo malgrado ascoltavi ogni isterico decibel di abbaio con una costanza che nemmeno Bolt quando si allena prima delle Olimpiadi.
Quei dolci cagnetti erano in grado di abbaiare per ore, giorni, settimane, mesi senza mai fermarsi. Penserai che io stia esagerando, ma ti assicuro che, se avessi vissuto quello che ho vissuto io, da un certo punto in poi avresti sentito abbaiare nelle orecchie anche nel silenzio. Anche in ufficio. Anche in vacanza in Sardegna.
C’è la remota possibilità che quei cani fossero in realtà stregoni malefici, e il loro verso una maledizione sonora. Ma mia moglie non vuole che io parli di questa cosa perché dice che le persone mi potrebbero prendere per pazzo.
Provai di tutto, dal timido riferimento quando mi capitava di incontrare i miei vicini in ascensore (“Carini i vostri cani, un po’ vivaci eh??!”) fino a introdurre l’argomento generico “animali in condominio” durante qualcuna delle periodiche riunioni. Nessuno sembrò mai interessato alla cosa.
Eppure ti assicuro che il rumore di mobili, la musica alta che amavano ascoltare durante il weekend (sospetto che la maggior parte delle volte loro non fossero nemmeno in casa, ma distanti qualche chilometro dall’abitazione. Il motivo di un volume immoralmente alto era dunque quello di permettergliun adeguato ascolto a distanza) e altre piccole sfumature come lo tsunami d’acqua che amavano riversare sulle loro piante (e di conseguenza sulle nostre, direttamente sottostanti), rappresentano tutta una serie di piccole componenti che, nel tempo, erano diventati pressanti sì, ma tutto sommato sostenibili.
Il top però veniva raggiunto quando litigavano.
Mario e Luisa, infatti, non litigavano come persone normali. Si aggredivano verbalmente in un contest di urla indicibili condite da un vocabolario di cui io, che proprio un santo non sono, ignoravo completamente l’esistenza. Il che era anche decisamente imbarazzante.
I nostri vicini litigavano per i motivi più assurdi: un ritardo di cinque minuti, la pasta scotta, il film da vedere, la cravatta lasciata in salone etc-
Credimi, non sono un ascoltatore seriale, ma le loro urla erano talmente forti che, probabilmente, potresti averle sentite anche tu. Ovunque ti trovassi.
Senza contare l’invasione degli spazi: il terrazzo condominiale era diventato loro territorio esclusivo: cocktail romantici (nei momenti di pace), passeggiatine dei cani (con “conseguenze” annesse), panni stesi su un’area pari a quella del Pentagono etc etc.
Traslocarono nel giro di due anni. Un’offerta migliore di lavoro per lui fuori città, pare.
Ci scrissero i loro cellulari su un biglietto, che noi incendiammo subito dopo averli salutati, ballandoci intorno come sciamani balinesi.
Furono due anni durissimi, così difficili che quando mi chiedono se ho fatto il militare (a me, obiettore di coscienza) ormai rispondo “Sì”, senza remore.
Se solo avessi conosciuto la verità amico mio. Se solo avessi saputo che le molestie sonore, le angherie più o meno volute, l’esercizio di un’invasione costante della privacy e degli spazi prevedono una serie di leggi ben precise, che non vogliono dire per forza anni di lungaggini burocratiche. E per “leggi precise” intendo dire che, conoscendo e condividendo le norme e le PROVE di danno subìto che interessano ai tribunali in casi simili, il tuo vicino sarà più motivato che mai ad evitarsi una causa che gli costerebbe fiumi di denaro.
Non sapevo per esempio che esiste una differenza ben precisa fra le questioni di cui puoi occuparti direttamente affrontando il tuo vicino molesto, e quali invece richiedono il coinvolgimento dell’amministratore.
Non sapevo per esempio che quando un abuso di un vicino riguarda la gestione degli spazi comuni, in quel caso l’amministratore può intervenire ad appianare la situazione.
Non conoscevo che i regolamenti interni circa gli animali domestici sono sì discrezionali, ma vanno stilati in modo molto preciso.
Grazie a Condomini Da Incubo ho scoperto così tanti modi di neutralizzare i miei avversari di vicinato con norme che già esistono e che nessuno conosce, che quasi mi dispiace di non aver modo di utilizzarle (i nostri attuali vicini più rumorosi sono due vecchietti semi-sordi).
No scherzo, non mi dispiace. Sono felice, sereno e il medico mi ha esplicitamente detto che non intende più prescrivermi Lexotan.
Dai retta a me però, la prossima volta che qualcuno che ti abita vicino mina la tua serenità domestica, non aspettare la psoriasi da stress, iscriviti alla newsletter, richiedi una consulenza da CDI e mettiti comodo. Il momento della resa dell’avversario potrebbe essere più vicino di quanto pensi!